Il mio amore è un centro abitato – Antonio Ferrara



 
 
 
 
Vietato attraversare i binari,
invece le vite altrui perché no?
Allontanarsi dalla linea gialla,
varcare il confine e andare.
Non sostare nel raggio d’azione
dell’elevatore,
salirci sopra, piuttosto, e andar su.
 
 
 
 
 
 
Il mio amore
è un centro abitato,
procedere piano.
C’è là in fondo un
ampio parcheggio
riservato ai disabili
dal cuore sbranato.
 
 
 
 
 
 
Torna stretta la casa,
si fa guscio rugoso e gheriglio,
la parete ora è più scivolosa,
scoscesa,
niente solido appiglio.
Che scacchiera sconnessa
questo tuo pavimento
quasi pronto per la nuova partita.
Chiusa bene la porta
dalla tua feritoia
spingi gli occhi appuntiti di spillo
e guardi il male passare,
dentro il sorso di vino ci ascolti
tintinnare catene.
Dormi come una pietra
tra la sedia e il bicchiere.
Una casa è una grotta
attrezzata per piangere bene.
 
 
 
 
 
 
Crescendo
provo il piede e la scarpa,
il bruco e la foglia,
il foglio e la matita.
Crescendo
vado gambe all’aria
e imparo la fatica,
l’umile e il duro.
La solitudine, imparo,
la gioia i tagli e la paura.
La pena
è la lezione
più grande.
 
 
Antonio Ferrara (inediti)
 
 
 
 

Antonio Ferrara è autore già ben conosciuto per quanto riguarda la letteratura per l’infanzia e l’adolescenza (tra le altre cose Premio Andersen 2012, e diverse ospitate alla Libreria Baobab di Porcia in provincia di Pordenone, che oltre ad essere amica di chi scrive è punto d’eccellenza per la proposizione di libri per l’infanzia), ma anche per l’illustrazione (tra le curatele Il lupo, l’albero e la bambina, Vivian Lamarque, Interlinea 2015), e non ultimo per la poesia grazie a Fratture a legno verde (Interno Poesia 2017, prefazione di Aldo Ferraris).

Un libro, quello di Interno Poesia, che per strappare un sorriso con un po’ di leggerezza (nell’aldilà del prefatore e nell’aldiquà dell’autore) pare essere stato scelto apposta: Ferraris che introduce Ferrara. Un gioco di parole apparentemente semplice ma che in qualche modo raccoglie la visione profonda e vissuta di un poeta che ha imparato a guardare il mondo come un bambino. Raccogliendone entusiasmi e slanci epifanici, senza però essere esente dal dolore delle cadute.

Fratture a legno verde fa infatti il verso al terrore di ogni bambino e di ogni genitore (ed io avendo un figlio di 14 anni che da piccolo ha passato quest’esperienza per ben tre volte, lo so bene), riferendosi a quella specifica tipologia di fratture che accadono alle ossa giovani, elastiche ma non così solide. Sei in bicicletta, stai correndo, inciampi su un laccio slegato e basta un braccio teso e via, la frattura anche minima fa nascere un dolore impossibile. Dal gioco al male senza nemmeno saperne il perché.

Ed è fondamentale questa immagine perché scardina la superficiale credenza adulta che il bambino non abbia contezza del dolore, del male della vita. Certo, in lui prevalgono gioia ed energia, ma anche osservazione che pure non accetta la rassegnazione. Accade in lui il terribile come parte integrante e senza tabù della felicità.

Negli inediti di Antonio Ferrara ritroviamo questa consapevolezza calata all’interno di una vita che non sa più se essere adulta o bambina, o meglio se vuole essere adulta o bambina. La pena resta, ma è la lezione più grande. La casa resta, ma è una grotta / attrezzata per piangere bene. L’amore resta, quell’amore dimenticato dagli adulti che sa essere un centro abitato che guarda un ampio parcheggio / riservato ai disabili / dal cuore sbranato. E ci sono le vite altrui, i binari, una linea gialla, un elevatore e alla fin fine la propria esistenza resistente al mondo.

Siamo, soffocati da un vivere strutturato per toglierci il respiro. E guardiamo i bambini con invidia pensandoli inconsapevoli del mondo. E in effetti lo sono, del superfluo che ci fa annaspare e soffrire. Mentre loro, i piccoli principi che crediamo isolati dal vero esistere, semplicemente vivono selvatici e liberi un approccio che tutti, crescendo, dimentichiamo. E che forse solo certi poeti sono capaci di ricordare, con un’immagine:

 
 
Un bambino
nascosto nel frumento
sono
ingombro di paura,
i piedi ghiacci.
In casa
profumo adulto
della caffettiera,
in casa sta già acquattata
la pantera.
 
 

Alessandro Canzian

 

P.S.
dedico questa piccola nota
a Elisabetta,
mio centro abitato
e legno verde.