I versi anapestici (esercizio)

Bozza automatica 59

 

Continuiamo ad analizzare gli andamenti basati sui piedi della prosodia classica; in questa fase affronteremo i versi anapestici.

L’anapesto è un piede della metrica classica, adattato alla prosodia italiana con l’unione di due sillabe atone + una sillaba tonica (U U –).

Pertanto, i versi canonici che possono presentare un andamento anapestico, saranno:

  • il quaternario cd. anapestico (3°), che corrisponde a un singolo anapesto;

  • il settenario cd. anapestico (3°, 6°), che corrisponde a due anapesti;

  • il decasillabo (3°, 6°, 9°), che corrisponde a tre anapesti;

  • il doppio settenario cd. anapestico (3°, 6° || 3°, 6°), che corrisponde a quattro anapesti.

Per mantenere l’andamento, sarà necessario che non vi siano accenti secondari forti, e che le sillabe atone lo siano effettivamente, o che presentino, al più, accenti molto deboli.

Per le regole dei versi doppi, vedi l’intervento su ottonario e doppio ottonario. Su tali regole, dato il tenore dell’esercizio, si potrà anche essere meno rigorosi (in particolare sulla regola della cesura tra gli emistichi).

 

Traccia:

 

TEMA = libero.

 

SCHEMA = strofe a piacere per il numero di versi; minimo una, massimo dieci. Versi in rima, o sciolti.

 

METRO = usare esclusivamente versi anapestici canonici, anche in combinazione tra loro, con qualsiasi tipo di schema o combinazione vi sia più congeniale. È naturalmente consentito usare anche un solo tipo di verso – ma non è questo lo spirito dell’esercizio.

 

Esempio:

 

Quell’autunno uno strano destino

Ci ha sorpresi e condotti per mano:

Un sorriso, uno sguardo

E quel pianto segreto

Ed il mondo cambiò il suo sapore.

 

Una vita, e milioni di passi,

Ci hanno resi diversi e distanti:

Un ricordo, un istante

E una notte lontana, trascorsa

In veranda a parlare.

Ero piccolo, quasi un bambino,

E oggi sembro confonder quei giorni:

Un momento ritrovo

Uno squarcio infantile

E m’invade una tenera ebbrezza.

 

Mi dispiace,

E lo dico davvero,

Non dovresti disperderti troppo

In quel mare profondo, e attraente;

Ad amare il passato il presente punisce,

E si annega veloci, inseguendo una luce

Che nasconde fatale l’abisso.

 

 

Mario Famularo

 

 

 

 

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