Ho sete, ancora, di te – Federico Migliorati

 
 
Amore e istinto
 
Nell’azzurro del cielo si specchia
una vita arsa d’amore;
le nubi bizzarre
scorrono curiose
attorno al viso di donna.
 
Disperso è quel tempo
affogato negli istinti,
non porta nostalgia né rimpianto:
sono asciutte labbra nel deserto.
 
 
 
 
 
 
Alla poesia
 
Ti ritrovo al vespero, stanche
le membra, avido di te
come innamorato indifeso.
 
Favello sovente della tua essenza,
tu una e infinita, mia e di tutti, eppur divina:
rinasci ogni volta nel battito lento delle mie mani
nell’ora silenziosa di solitudine.
 
Ti imploro: recami oggi, domani e sempre
il frutto saporito della bellezza,
consegnami il piacere assoluto del plasmarti.
 
Ho sete, ancora, di te.
 
 
 
 
 
 
Amore giovanile
 
Sul viso di perla
si leggono fremiti d’amore
come, sulla carta,
trasparenze d’inchiostro.
 
Dolce è l’idillio languido,
nell’ora che precede il vespero
 
Furtivi baci nella strada solitaria:
illusione eterna d’amore.
 
 

In questi inediti dedicati all’amore di Federico Migliorati si nota una certa tendenza al classicismo, alla misura. Una sostanza stilistica che riverbera nel contenuto attentamente calibrato dalla punteggiatura. Ho sete, ancora, di te infatti, quanto tu una e infinita, mia e di tutti, eppur divina non possono prescindere dalla velocità che l’autore modula attraverso l’uso delle virgole.

Una velocità che cambia spesso all’interno del testo, e che rappresenta la metrica interna dello stesso, e il suo modo di approcciarsi al tema trattato.

L’amore ha bisogno di lentezze e di repentine accelerazioni, di respiri calmi e gonfi, nuovi e antichi. Federico Migliorati accede a tutto questo nell’uso di termini per così dire meno contemporanei quali vespero, fremiti, idillio, favello, oggi quasi completamente scomparsi dal registro.

Ma l’amore è anche antichità, perché non c’è desiderio e non c’è bacio che non viva e porti in sé una storia di secoli. E illusioni, che permettono all’autore di dire Furtivi baci nella strada solitaria: / illusione eterna d’amore.

Una scelta che è un modo di essere, di amare, che però è consapevole dell’oggi e lo lascia trasparire: sono asciutte labbra nel deserto […] nel battito lento delle mie mani […] consegnami il piacere assoluto del plasmarti.

Federico Migliorati esprime un amore assolutizzante e sensuale, e come tale sceglie di proiettarlo in un linguaggio aulico e contemporaneo, a volte contraddittorio con l’oggi, anacronistico, ma che bene esemplifica la dimensione stessa del sentimento e del desiderio amoroso. E lo legittima.

Perché amare, così ci sembra dire l’autore, è sempre una cosa nuova, innovativa, ed è sempre una cosa antica, densa di un linguaggio millenario. Per questo il viso di donna quanto l’idillio languido (similmente al gesto femminile di saluto nel Kundera de L’immortalità) possono essere evocate come cose appena accadute, importanti, ma con un registro che consegna tutta la loro storia e importanza.

Alessandro Canzian