Gabriella Musetti

 

Alessandro Canzian intervista Gabriella Musetti, Vita Activa Edizioni.

 
 

L’Editoria di Poesia sta vivendo un momento particolarmente felice a fronte di un interesse sempre maggiore per la parola poetica. Da anni articoli e blog parlano di una rinascita della poesia anche se, spesso, questo entusiasmo non corrisponde alle vendite. La vostra Casa Editrice, per quanto riguarda la poesia, come procede all’interno di queste due direttive (interesse/vendite)?

La nostra casa editrice Vita Activa (www.vitaactivaeditoria.it) non è specificamente di poesia, ma propone testi di narrativa, saggistica, memorie, biografie, libri per bambini e bambine, femminismo. Da due anni abbiamo aperto anche una collana di poesia, soprattutto perché è una mia profonda esigenza e passione.

Oggi si pubblica molto e di tutto, in poesia e anche nelle altre categorie di scrittura. La rinascita della poesia spesso si viene a confondere con una proliferazione di pubblicazioni di scarso valore linguistico e testuale. Interessa apparire, essere socialmente riconosciuti, specie sui social, dove magari ci si scambiano favori e letture critiche positive, poi da ricambiare, con una certa leggerezza e molta improvvisazione. In questo senso aiuta la latitanza di una critica autorevole che non segua botteghe o dogmi.

A noi interessa solo la qualità dei testi e la scelta che operiamo punta su questo.

Per le vendite e la diffusione ci muoviamo molto: oltre al sito e alla reperibilità in rete e in molte librerie in Italia facciamo anche numerose presentazioni, partecipiamo a Fiere, proponiamo letture e interventi artistici con danze e musica in luoghi inusuali: associazioni, luoghi di volontariato sociale, musei, ricreatori, badie, scuole, teatri, distretti sanitari, ecc. Devo dire che per ora siamo sufficientemente soddisfatte.

 

Spesso si dice che il costo utile a far vendere un libro è più alto del prezzo del libro stesso. Vi ritrovate di questo adagio? Quanto incidono le presentazioni sul vostro fatturato tenendo conto del rapporto costo/guadagno?

Partiamo da un dato che rende anomala la nostra casa editrice rispetto alla norma contemporanea. Nasciamo come impresa no profit di un gruppo di donne presso la Casa Internazionale delle Donne di Trieste.

Abbiamo una serie di relazioni consolidate in Italia e questo facilita la circolazione dei nostri libri e le presentazioni in varie parti del Paese. Le presentazioni sono anche forme di collaborazione tra associazioni di donne o luoghi misti in cui si produce cultura, oltre a quelle specifiche nelle librerie.

Da questo punto di vista il costo puramente economico diventa secondario.

 

Negli ultimi anni, anche nella piccola editoria, è emersa l’esigenza di capire cosa fa l’Editore. Di comprenderne cioè l’identità. Qual è la vostra identità specifica? Cosa sanno di trovare i vostri lettori nei vostri libri?

Per affrontare questo punto occorre dire qualche parola sulla nostra casa editrice. Vita Activa nasce dal forte desiderio di alcune donne, con competenze e professionalità, di mettersi in gioco in una impresa culturale rilevante: fare libri di qualità ed esteticamente belli (usiamo solo carta Fedrigoni – brossura cucita), in tempo di crisi. Libri che non vanno al macero, ma restano nel tempo.

Questa passione che ci ha spinte non è il frutto di un effimero passatempo ma una precisa scelta politico culturale: ci riconosciamo nel segno e nel progetto della Società Italiana delle Letterate (www.societadelleletterate.it).

Le due direttrici su cui ci siamo mosse da subito sono:

1) il recupero della memoria di tante scrittrici di valore del passato dimenticate, non più edite, mai edite;

2) l’esplorazione di scritture contemporanee italiane e non.

Privilegiamo le scritture delle donne, ma pubblichiamo anche uomini. Non chiediamo contributi di alcun tipo per la pubblicazione. Facciamo una rigorosa selezione delle proposte che arrivano in casa editrice: abbiamo un comitato di lettura che legge tutti i manoscritti. Pubblichiamo 7/8 libri all’anno.

La nostra identità si evince da quanto detto: puntiamo sulla qualità dei testi, sulla riproposizione di autrici cancellate o rimosse, su una politica culturale che ridia spazio e valore alla creatività e all’ingegno, combattiamo, con i nostri mezzi modesti, la dequalificazione attuale della cultura italiana, siamo consapevoli che quella sulla cultura è una battaglia politica di grande importanza per il futuro del nostro Paese.

Siamo nate solo da pochi anni (2014) e abbiamo ancora molta strada da fare e cose da imparare. Ma i nostri lettori e le nostre lettrici sanno che i nostri libri sono stati scelti con accuratezza, proprio per i fini prima elencati. E ci premiano con molti riscontri positivi.

 

Qual è il dato innovativo della vostra attività editoriale?

Il dato innovativo credo sia proprio la nostra anomala situazione di casa editrice: ci dà uno spazio di libertà nelle scelte e nelle operazioni da compiere, che un editore che dovesse vivere dei suoi guadagni non ha: ognuna di noi ha un proprio lavoro o pensione.

Altro dato importante è l’ottica politica (nel senso di politica culturale) su cui ci muoviamo: il punto di vista delle donne in primo piano, quindi scelte che mirino a cambiare la società rendendola più libera e matura, vivibile per donne e uomini. Proprio per questo la diffusione è parte significativa del nostro lavoro: i libri circolano, suscitano interrogativi, dibattiti, scambi, muovono la mente delle persone.

 

Editing si o editing no in poesia?

Abbiamo diverse editor di grande professionalità. Il confronto e il lavoro sui testi è spesso importante e sempre utile. Si tratta di un lavoro fatto insieme all’autrice/autore, mai un atto di prevaricazione.

 

Print on demand, Print on sale o tiratura definita?

Tiratura definita, poi ristampe quando necessario.

 

Anni fa una Casa Editrice era fatta dai propri autori. Sempre più spesso oggi si ha l’impressione che siano gli Editori, anche in poesia, a fare gli autori. Voi cosa ne pensate e come vi comportate in questa prospettiva?

Noi cerchiamo scritture di donne del passato negli Archivi privati e pubblici, nelle Biblioteche, spesso in collaborazione con le Università. Oppure alcune/i docenti ci inviano proposte di traduzione di testi autorevoli, o ripubblicazione di autrici non più in commercio.

Per quanto riguarda le scritture di oggi riceviamo numerose proposte di pubblicazione. Come ho detto le valutiamo tutte con attenzione e facciamo scelte ponderate.

Sono i libri pubblicati che danno l’impronta alla casa editrice.

 

L’Italia è un mondo piccolo dove l’azione di un singolo o di un gruppo limitato di persone può provocare effetti sulla collettività per anni. Nell’Editoria di Poesia siamo passati dall’abitudine del contributo autoriale alla paura dello stesso anche grazie all’elenco di Writer’s Dream. Producendo di fatto la nascita di un modello editoriale ancor più dannoso (a parere di chi scrive) dell’editoria cosiddetta a pagamento. Si vedono editori (mi si perdoni l’impossibilità di mettere la e maiuscola in questo caso) pubblicare decine e decine di titoli nella consapevolezza che l’autore si comprerà alcune copie (invece di vendere 100 libri a un autore eap si vendono 10 libri a 10 autori noeap sotto loro stessa richiesta, anche grazie alla stampa digitale). Si vedono contratti che obbligano l’autore a vendere fino a 250 copie a nome dell’editore prima di mettere il libro stesso nel sito. E tutta una serie di contratti rigorosamente noeap accomunati dalla bandiera de l’autore è il miglior promotore di se stesso. Sapendo poi che le vendite di un libro di poesia sono spesso vendite del personaggio, e quasi mai del libro (e anche quando ci sono sono irrisorie, anche a detta della grande Editoria), come interpretate voi la contrapposizione libro di qualità / libro che si vende?

Sappiamo che la poesia soffre oggi (ma anche ieri?) di vendite poco rilevanti, e soprattutto che vendono molto i cosiddetti fenomeni mediatici che hanno poco o niente a che fare con la qualità dei testi. Dipende dal tipo di società in cui viviamo. Libri di cui si perderà ogni traccia in poco tempo. Così come dei tanti libri che sarebbe stato meglio non pubblicare affatto, per salvaguardare i boschi.

Per noi il valore del libro è dato dalla sua qualità, e questo è il solo criterio che ci interessa.

 

Una caratteristica positiva e una negativa dell’Editoria di poesia di oggi.

Una caratteristica positiva la vedo sul piano della piccola editoria: sono nate e cresciute in questi ultimi anni tante esperienze interessanti, serie, da seguire con attenzione perché, forse, sono in grado di fiutare dei cambiamenti nel nostro tessuto culturale asfittico o troppo ingombrato.

Una negativa riguarda ancora una volta lo spazio esiguo che si tende a dare alle prove di valore che non garantiscono forti vendite, specie nella grande editoria.

 

Un avvertimento agli autori di Poesia, esordienti e non.

Leggere molto, guardare il mondo con occhio critico, vivere.

 
 
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