Erri De Luca

Erri De Luca

 
 

Fa la crasi dei sentimenti, Erri De Luca e spazia in ogni dove, ha dunque pieno diritto d’esser contento d’essere finito dov’è finito: “Non li ho raggiunti, i versi. Qui ci sono linee che vanno troppo spesso a capo.”: scrive Erri De Luca e ha un brivido: “Sfoglio il catalogo di questa collana di poesia (Einaudi, ndr) e mi scuote un brivido: anch’io qui?” e poi: “Resto del tutto impari ai cognomi e nomi dei poeti raccolti sotto questa antica copertina bianca”. Ma, attenzione: “Per chi scrive storie all’asciutto della prova, l’azzardo dei versi è il mare aperto… È che a cinquant’anni un uomo sente di doversi staccare dalla terraferma e andarsene al largo”. Ma diciamo la verità: Erri De Luca se la cava benissimo: siano i simboli delle parole dei testi sacri o di motivi dell’autore. Il titolo è Opera sull’acqua e altre poesie. Dunque, l’acqua domina, precedendo la luce nei testi riferiti agli inizi della creazione. È qui la Genesi (Bereshit) della Bibbia ebraica. Da lì si passa alla tragedia e alla cronaca: Vajont, i fiumi rosso sangue della Jugoslavia. La seconda parte del libro chiude con un’arrampicata sulle Alpi. “E sopra ai volti – scrive l’autore – affiorano / burrasche, bonacce, correnti / e il salto dei pesci che sognano il volo”.
Ma alla fine della fiera, è questo un gran bel libro, da non dimenticare.

Pierangela Rossi

 
 
 
 
Volti
 
Chi ha steso braccia al largo
battendo le pinne dei piedi
gli occhi assorti nel buio del respiro,
chi si è immerso nel fondo di pupilla
di una cernia intanata
dimenticando l’aria, chi ha legato
all’albero una tela e ha combinato
la rotta e la deriva, chi ha remato
in piedi a legni lunghi: questi sanno
che le acque hanno volti.
E sopra i volti affiorano
burrasche, bonacce, correnti
e il salto dei pesci che sognano il volo.
 
 
 
 
 
 
L’asciutto
 
E nel secondo giorno si ruppero le acque
per fare posto al cielo.
L’universo era liquido, fu diviso in due,
un sopra e un sotto di acque,
col firmamento in mezzo.
L’ossigeno si sciolse dalla doppia mandata dell’idrogeno,
nella nebbia si mischiò all’azoto e si dischiuse
in gas dell’aria, in sostanza di cieli.
Le acque si ammassarono in recinti,
venne a vista l’asciutto e fu chiamato terra.
E su di essa l’albero
s’abbevera, galleggia, e brucia quanto un uomo.
E sulla terra nuvole, ghiacci, nevi, arcobaleni, stagni,
paludi, laghi, pozzi, cisterne, canali, vasche, invasi,
fonti, torrenti, terme, e preghiere a benedire l’acqua.
 
 
 
 
 
 
Naufragi
 
Nei canali di Otranto e Sicilia
migratori senz’ali, contadini si Africa e di oriente
affogano nel cavo delle onde.
Un viaggio su dieci s’impiglia sul fondo,
il pacco dei semi si sparge nel solco
scavato dall’ancor e no dall’aratro.
La terraferma Italia è terra chiusa.
Li lasciamo annegare per negare.
 
 
 
 
 
 
Variazioni sul salmo 137
 
Se potrò scordare di te
si dovrà scordare di me
la mano che scrive le lettere
la destra del martello
e del palmo di fionda.
Se potrò scordare di te
s’attaccherà la lingua
ala sella del palato,
la lingua dei fischi alla notte
e dei baci alla pelle
leccata come una capra il sale.
S’attacchi lingua a mascella
se non ti salirò
in cima all’allegria.