David Grossman


 
 
Alessandro Canzian suggerisce David Grossman
 
 
 
 

«Sei dolcissimo» disse la mamma a Ben
mentre facevano una passeggiata nei campi verso sera.

 

«Sei dolcissimo e tanto carino, non c’è nessuno
al mondo come te!»

 

«Davvero non c’è nessuno al mondo come me?»
domandò Ben.

 

«Certo che no» rispose la mamma, «sei unico!»

 

Continuarono a camminare lentamente.
Sopra le loro teste un grosso stormo di cicogne
volava verso paesi lontani.

 

«Ma perchè?» chiese Ben fermandosi di colpo,
«perchè non c’è nessuno al mondo come me?»

 

«Perchè ognuno di noi è unico e speciale»
disse la mamma ridendo e accovacciandosi a terra.
«Vieni qui, siediti vicino a me.»
Poi fischiò alla loro cagnetta, Splendida,
perchè si sedesse con loro.

 

«Ma io non voglio che al mondo ci sia soltanto uno come
me» protestò Ben.

 

«Perchè no?» si stupì la mamma,
«è una cosa bellissima che tu sia unico e speciale!»

 

«Perchè così sono solo!» si lamentò Ben.

 

«Mentre io voglio che ci sia anche qualcun altro come me!»

 

«Tu non sei solo» gli spiegò la mamma.
«Ci sono io con te, e anche papà.»

 

«Sì» ammise Ben «però…»

 

Era confuso e non ricordava più cosa voleva dire.
«Vieni qui» mormorò la mamma, «siediti vicino a me.»

 

Ben non si sedette.
All’improvviso i suoi occhi si fecero grandi e profondi:

 

«E non c’è nemmeno nessuno al mondo come te?»

 

«No, non c’è» disse la mamma.

 

«Allora anche tu sei sola?»

 

«Ma no. Ho te e papà…»

 

«Ma non c’è nessuno proprio uguale a te?»

 

«No, non c’è» ammise la mamma.

 

«Allora sei sola» proclamò Ben accanto a lei.

 

«E non ti senti sola, da sola?»

 

La mamma sorrise,
disegnò col dito dei cerchi per terra e rispose.

 

«Sono un po’ sola e sono un po’ con gli altri,
e a me va bene essere un po’ così un po’ cosà…»

 

Il sole cominciava a tramontare, il cielo si fece quasi rosso.

 

«Io mi sento solo» mormorò Ben sottovoce.

 

«Ma tesoro» esclamò la mamma, «ci sono io con te!»

 

«Ma tu non sei me.»

 

Tacquero.
Nell’aria c’era un buon odore di terra e di erba, e un ronzio
di mosche e di altri insetti che svolazzavano dappertutto, danzando.

 

Ben accarezzò la cagnetta distesa accanto a lui.
«Anche Splendida?»

 

«Anche Splendida cosa?» domandò la mamma.

 

«Anche di Splendida ce n’è solo una in tutto il mondo?»

 

«Sì» rispose la mamma accarezzando il pelo morbido della
cagnolina, «c’è una sola Splendida in tutto il mondo.»

 

Per terra, accanto ai piedi di Ben e della mamma, camminava una lunga fila di formiche. Forse mille. Si somigliavano moltissimo, mille formiche identiche. Ma quando Ben le guardò da vicino vide che una camminava veloce e un’altra piano. Una si sforzava di trascinare una foglia grande e un’altra trasportava soltanto un chicco di grano. E ce n’era una, piccolina, che correva avanti e indietro a lato della fila. Ben pensò che forse quella formichina aveva perso i genitori e li stava cercando.

 

«Questa formica lo sa che non c’è nessun’altra
al mondo come lei?» domandò.

 

«Questo non lo posso sapere» rispose la mamma.

 

Ben ci pensò un po’ su, poi disse:
«Non lo puoi sapere perchè tu non sei lei?»

 

«Sì» confermò la mamma, «perchè io non sono lei.»
La formichina rientrò finalmente nella fila
e riprese a camminare con le altre.
Ben pensò che forse le due formiche grandi
che le camminavano accanto erano i suoi genitori.

 

«Allora di ogni persona ce n’è solo una al mondo?»
domandò Ben.

 

«Sì, ce n’è solo una» disse la mamma.

 

«E perciò sono tutti soli?»

 

«Sono un po’ soli ma sono anche un po’ insieme.
Sono sia l’uno sia l’altro.»

 

«Ma com’è possibile?»

 

«Ecco, prendi te per esempio. Tu sei unico» spiegò
la mamma «e anch’io sono unica, ma se ti abbraccio
non sei più solo e nemmeno io sono più sola.»

 

«Allora abbracciami» disse Ben stringendosi a lei.

 

La mamma lo tenne stretto a sé.
Sentiva il cuore di Ben che batteva.
Anche Ben sentiva il cuore della mamma
e l’abbracciò forte forte.

 

“Adesso non sono solo” pensò mentre l’abbracciava,
“adesso non sono solo. Adesso non sono solo.”

 

«Vedi» gli sussurrò la mamma,
«proprio per questo hanno inventato l’abbraccio.»

 
 
Traduzione di Alessandra Shomroni