POESIA A CONFRONTO: Rose

foto di Dino Ignani

 
 

POESIA A CONFRONTO: Rose
RILKE, CAMPANA, BERTOLUCCI, CAPRONI

 
 

Le rose sono un classico della poesia di tutti i tempi: con la loro grazia hanno da sempre colpito l’immaginario dell’uomo che le ha immortalate nelle diverse forme dell’arte, associandole spesso all’amore. Impossibile contare tutte le poesie che hanno come elemento chiave le rose: procederemo a una selezione minima, che contiamo possa essere gradita.

Partiamo da un grande classico: Rilke, ma in lingua francese. Nella poesia scelta dalla raccolta “Les Roses”, la rosa, invocata come un libro aperto solo a metà, viene rappresentata in tutto il suo mistero, quelle sue pagine che non verranno mai lette e che contengono il senso della sua profezia. Le farfalle che la visitano ne escono stordite, anche loro incapaci di una decifrazione dell’enigma che contiene nel suo “libro-mago”.

In Dino Campana “le rose” sono un’ossessione che si ripete compulsivamente quasi in ogni verso, diventano l’emblema di un amore che non ha saputo durare (quello con Sibilla Aleramo): è nella figura dell’iterazione che questo concetto si amplifica e prende la forma tragica di amore irrealizzato, come emerge anche dall’uso dei possessivi, amore incapace di farsi “nostro”. Le rose fatte “con il nostro sangue e con le nostre lacrime” sono state capaci di brillare solo un “un momento con il sole nel mattino”, per sfiorire “tra i rovi”, farsi oblio (“E così dimenticammo le rose”): “quel viaggio” che “chiamavamo amore” è rimasto incompiuto.

Per Bertolucci “l’ultima rosa del giardino”, “la rosa bianca” diventa il ritratto della donna amata, colei che diventerà la sua sposa, ma è un “ritratto” che anticipa i tempi, offre l’immagine della donna che sarà fra “trent’anni”: “un po’ smemorata”, si dice con dolcezza. La poesia è ricca di immagini delicate e sensuali al tempo stesso, come nel caso delle “avide api” che visitano la rosa, il tutto in un linguaggio piano, evocativo ma mai oscuro.

Sull’ineffabilità di una rosa, invece, si esprime in modo netto Giorgio Caproni: la sua essenza è inconoscibile, qualunque sia la forma con cui la si voglia indagare (“in versi o in prosa”). “Nella sua essenza” una rosa è un mistero insondabile, da ammirare così, semplicemente: una “concessione” alla bellezza, nel suo semplice darsi.

Fabrizio Bregoli

 
 
 
 
RAINER MARIA RILKE
 
(da Le Roses – pubblicato postumo, 1926)
 
II
 
Je te vois, rose, livre entrebâillé,
qui contient tant de pages
de bonheur détaillé
qu’on ne lira jamais. Livre-mage,
 
qui s’ouvre au vent et qui peut être lu
les yeux fermés…,
dont les papillons sortent confus
d’avoir eu les mêmes idées.
 
 
 
 
II
 
Ti vedo, rosa, libro socchiuso
che contiene tante pagine
di felicità compiuta
che nessuno leggerà mai. Libro-mago
 
che si apre al vento e che può essere letto
a occhi chiusi…,
da cui le farfalle fuggono confuse
per aver avuto le medesime idee.
 
 
(traduzione di Fabrizio Bregoli)
 
 
 
 
 
 
DINO CAMPANA
 
(Da Taccuino, abbozzi e altre carte – 1917)
 
IN UN MOMENTO
 
In un momento
Sono sfiorite le rose
I petali caduti
Perché io non potevo dimenticare le rose
Le cercavamo insieme
Abbiamo trovato delle rose
Erano le sue rose erano le mie rose
Questo viaggio chiamavamo amore
Con il nostro sangue e con le nostre lacrime facevamo le rose
Che brillavano un momento con il sole del mattino
Le abbiamo sfiorite sotto il sole tra i rovi
Le rose che non erano le nostre rose
Le mie rose le sue rose
 
P.S. E così dimenticammo le rose.
 
 
 
 
 
 
ATTILIO BERTOLUCCI
 
(da Fuochi in Novembre, Minardi – 1935)
 
LA ROSA BIANCA
 
Coglierò per te
l’ultima rosa del giardino,
la rosa bianca che fiorisce
nelle prime nebbie.
Le avide api l’hanno visitata
sino a ieri,
ma è ancora così dolce
che fa tremare.
È un ritratto di te a trent’anni.
Un po’ smemorata, come tu sarai allora.
 
 
 
 
 
 
GIORGIO CAPRONI
 
(Da Res amissa – Garzanti, 1991)
 
CONCESSIONE
 
Buttate pure via
ogni opera in versi o in prosa.
Nessuno è mai riuscito a dire
cos’è, nella sua essenza, una rosa.