Pilar Adón (Madrid, 1971)

Pilar Adón (Madrid, 1971)

 
 

Poeta, escritora y traductora española. Sus textos han sido incluidos en diferentes antologías poéticas y su obra es considerada literatura pura y ha traducido autores como Henry James y Joan Lindsay.

Pilar escribe sobre la oscuridad de los misterios cotidianos, se presenta como una fuerza, sus versos se muestran lúcidos con imágenes infantiles, pero observados desde la lupa de los escombros: “El aroma de las margaritas no traerá la primavera”. La soledad, un mundo en devenir, búsquedas del tiempo, de viajes al interior hasta encontrar lo que no puede verse: “Creer. Creer en los brazos abiertos y en una palabra”. Eso le queda al lector, la posibilidad de creer en un paisaje que habla, un camino hacia un lugar secreto.

Rocio Bolanos

 
 
 
 
¿QUIÉN ME VA A CUIDAR cuando sea vieja?
¿Quién me va a esperar, feliz de verme?
Cabello de nudos. Sin cepillados nocturnos.
Peines y espejos de plata.
Sola en mi sillón. Harta del cansancio y los sermones.
Sin hijos que me bañen,
me cocinen asado con puré,
me traigan jerséis de talla grande,
me laven los pies y las axilas
cuando queden ya pocos motivos para existir.
Vencida por los razonamientos
sobre aquello de recoger lo que se ha sembrado.
Celebraciones, cumpleaños y fiestas
en perspectiva de una soledad redonda.
¿Quién va a venir a verme
los fines de semana?
Si no soy madre.
Si vivo sin reconocer la devoción, el auxilio.
La ternura. Las vistas a los amigos dolientes.
Entre evasivas, papeles y libros,
alejada del sentimiento original.
Escapando de la llamada primera.
Sin saber que es la entrega.
Qué la piedad. Qué la delicadeza
de los niños fotocopia. Su mente dulce y sencilla
como trozos de manzana asada. Como bolsas
de osos Haribo.
 
¿Quién va a abrazarme cuando sea vieja?
Y esté sola. Y no haya quien quiera hablarme. Y
las cortinas se prendan fuego
y las llamas asciendan hacia el techo. Y nadie
pueda acercarse
al teléfono. Para llamar al servicio de extinción
de incendios.
 
 
 
 

Poeta, scrittrice e traduttrice spagnola. I suoi testi si trovano inclusi in diverse antologie poetiche e la sua opera è considerata letteratura pura; inoltre ha tradotto autori come Henry James e Joan Lindsay.

Pilar parla dell’oscurità dei misteri quotidiani, si presenta come una forza, i suoi versi sono lucidi, pieni di immagini infantili, ma osservati con la lente delle macerie: “L’odore delle margherite non porterà primavera”. Solitudine, un mondo in arrivo, ricerche del tempo, viaggi verso l’interiore per trovare ciò che non si vede: “Credere. Credere nelle braccia aperte e in una parola.” Questo resta al lettore, la possibilità di credere in un paesaggio che parla, un percorso verso un luogo segreto.

Rocio Bolanos

 
 
 
 
Chi si prenderà cura di me quando sarò vecchia?
Chi mi aspetterà, felice di vedermi?
Capelli annodati. Senza pettinature notturne.
Pettini e specchi d’argento.
Sola sulla mia poltrona. Stufa della stanchezza e delle prediche.
Senza figli che mi facciano il bagno,
che mi cucinino arrosto con purè,
che mi portino maglioni taglie forti,
che mi lavino i piedi e le ascelle
quando ci saranno oramai pochi motivi per esistere.
Sconfitta dai ragionamenti
riguardo la raccolta di ciò che è stato seminato.
Celebrazioni, compleanni e feste
in prospettiva di una solitudine rotonda.
Chi verrà a trovarmi
nei fine settimana?
Se non sono una madre.
Se vivo senza riconoscere la devozione, l’ausilio.
La tenerezza. Le visite agli amici in lutto.
Tra scuse, documenti e libri,
lontana dal sentimento originale.
Scappando dalla prima chiamata.
Senza sapere che cos’è il donarsi.
La pietà. La delicatezza
dei bambini fotocopia. La loro mente dolce e semplice
come pezzi di mela cotta. Come sacchetti
di orsetti Haribo.
 
Chi mi abbraccerà quando sarò vecchia?
E sia, sola. E non ci sia nessuno che voglia parlare con me.
E le tende prendano fuoco
e le fiamme salgano al soffitto. E nessuno
possa avvicinarsi
al telefono. Per chiamare i vigili
del fuoco.