Ogni goccia balla il tango – Pierluigi Cappello

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Un Pierluigi Cappello inedito, almeno per me (di Pierluigi avevo già parlato qui), questo di Ogni goccia balla il tango (Rizzoli 2014). Almeno per me perchè se il volume di Rime per Chiara e altri pulcini (dal sottotitolo) è il primo del poeta per quanto riguarda la letteratura per l’infanzia, leggo in nota (e non sapevo) che Cappello è un noto illustratore di libri per bambini.

In Ogni goccia balla il tango ad accompagnare i suoi versi, le sue rime, c’è la matita sottile sottile e quasi altrettanto in rima di Pia Valentinis, per un fascicolo di pagine che non pretendono di dire cose straordinarie ed impensate ma trattano il quotidiano e il normale alla stregua di un miracolo, di una cosa fascinosa e inimmaginabile. Cappello veste più i panni del bambino che del poeta, ritrovando la sua maestria in una musicalità praticamente perfetta e perfettamente cadenzata (cosa assolutamente non scontata).

Ma più di tutto dice la nota dell’autore a fine libro che spiega le ragioni del volume e il suo sentimento più toccante che sta nel fondo. Delle persone, delle parole, anche della poesia. Una nota che è anche un saluto, un racconto, un ringraziamento, un elogio della vita:

Eccole qui le “poesie”, Chiara, e sono tutte tue, perchè vengono da quel giorno di marzo quando tu mi hai chiesto di scriverne una per te. È andata così, ricordi? Era il tuo ultimo anni alla materna, quando ancora mi chiamavi zio Pi, e la maestra ti aveva dato una poesia da imparare a memoria per la Festa del papà. A te però quelle rime non piacevano. In più ti eri anche ammalata, tosse e raffreddore, come se fosse una reazione allergica – ho fantasticato allora – alla poesia. Così ti ho detto che ci sono persone allergiche a certe parole scritte in certo modo, che non vogliono farsi imparare. Scherzavo. Mica tanto. Non è colpa delle parole. Magari è perchè chi le ha scritte le ha messe in un posto dove non vorrebbero stare. In ogni caso, le parole che dovevi imparare tu facevano proprio starnutire. […] A me, di tutto questo, resta una piccola certezza, che diventa una grande speranza: anche un bambino capisce che la poesia non è solo gioco con le parole, e che lì dentro c’è qualcosa di più, che ha a che fare con i suoi sensi, la sua immaginazione e la sua anima. Certo, pare che le parole, in una poesia, siano manipolate, spinte, fatte saltare per aria come in un gioco, ma non devo dirti io, Chiara, tesoro, che c’è gusto quando si gioca perchè ci sono tutte le fantasie, le paure, i rischi della vita. La differenza è che lì, nel gioco, sono molto più intensi, e per fortuna (o sfortuna?) si può tornare indietro.

Pierluigi Cappello

 
 
 
 
 
 

La pioggia
 
 
Questa pioggia è da ascoltare,
è il concerto delle gocce:
fatto in battere o in levare
suona note dolci o chiocce.
Fruscian gocce sopra il prato,
tamburellano le foglie
ridon tutte sul selciato
piange il vetro che le accoglie.
Sembra quasi dire il cielo
sono triste e allora piango,
ma incompenso, in parallelo,
ogni goccia balla il tango,
molte scendon le grondaie
tristi alcune, alcune gaie.
 
 
 
 
 
 
La nuvola e il sole
 
 
Sta fermo e annoiato
e il cielo è il suo letto:
è il sole dorato
che gonfia il suo petto
davanti alla faccia
di quel grande re
gli piaccia o non gli piaccia
si chieda il perchè
la nuvola passa
si ferma e lì sta
sta ferma lì bassa
e al sole non va;
poi riapre il suo uscio
ma senza parole:
la nuvola è un guscio
e dentro c’è il sole.
 
 
 
 
 
 
Passerotto
 
 
Più astuto di un mago
è apparso in giardino
un passerottino:
se tu gli dai spago
saltella a piacere
qua e là in frasca
e il sole si intasca
che è bello da bere.
 
 
 
 
 
 
Il gatto e la gazza
 
 
Il gatto molesto
ha fatto un saltello
sul fiore più bello
tra il firoe ed il resto
del prato assolato
la gazza è volata:
non è ritornata
dal gatto annoiato.
È andata via prima
che venga la rima.
 
 
 
 
 
 
Gattino
 
 
Se tu lo prendi in mano
è tutto peli ed ossa,
ma l’occhio è sveglio e sano
guardingo ad ogni mossa;
lasciato sul cuscino
si libera nel gioco
il piccolo felino
lampo d’astuzia e fuoco;
si lancia e caprioleggia
nel cuore della vita
la zampa che dardeggia
insegue le tue dita
e dopo, con ardore,
lui sfreccia per il letto
e ti conquista il cuore
quando ti salta in petto
e allora ti incatena
più dolce, l’infedele,
di una scodella piena
di latte con il miele.
 
 
 
 
 
 
Le lucciole
 
 
Un puntino, più un puntino,
poi pian piano un altro ancora,
tutti accesi, nel giardino,
finchè il buio si colora:
 
luccioline, fiammicelle,
in crescendo, poi in calando,
si travestono di stelle
a mezz’aria, palpitando.
 
Sembra luce che sospiri
al profondo cielo vasto
come astronomo che ammiri
delle stelle il lento fasto.
 
E se poi le luccioline
se ne vanno ad una ad una
come luci chiacchierine,
figliolette della luna
 
resti tu come incantato,
resta il buio innamorato.