L’ultimo spegne la luce – Nicanor Parra


L'ultimo spegne la luce - Nicanor Parra

L’ultimo spegne la luce, Nicanor Parra (Bompiani 2019)

 
Che cos’è l’uomo
                   Si domanda Pascal;
Una potenza ad esponente zero.
Nulla
                   Se si compara con il tutto.
Tutto
                   Se si compara con il nulla:
Nascita più morte:
Rumore moltiplicato dal silenzio:
Media aritmetica tra il tutto e il nulla.

 
(Da “Pensieri”)
 
 

Bompiani porta alla luce per la nuova collana, CapoVersi, un diamante della poesia cilena: Nicanor Parra.

Se c’è un poeta latino-americano che gode di un credito indiscusso per l’originalità, la qualità e la irriverente costanza del suo impegno letterario, questi è senz’altro Nicanor Parra” (dalla prefazione di Matteo Lefèvre).

La poesia di Parra non ha peli sulla lingua, ogni cosa ha il proprio nome, ogni attacco è mirato al disincaglio di pregiudizi e all’accusa di un malessere condiviso.

 
Mentre gli altri mordevano
Misero pane di crusca
Tu ti riempivi la pancia
Di carne e di uova fresche.

 
(Da “Disordine nel cielo”)
 
 

Un instancabile faro di verità, un lume di ragione nella nebbia delle coscienze. Un provocatore, Parra, di cambiamenti esasperati ed entusiasmi repressi nella Santiago della prima metà del Novecento. Un poeta che non ha paura di additare la colpa della fame di incanto.

Piuttosto che un poeta, sarebbe opportuno definirlo “antipoeta”, come lui stesso si incensa. L’antipoesia si contrappone alla poesia. I personaggi dello scenario antipoetico sono tratteggiati dai caratteri della quotidianità, della marginalità e della sgangheratezza. Parra parte dal grottesco per puntellare, inchiodare sulla carta bianca l’antipoesia e renderla poesia.

Parafrasando le parole di Lefèvre, nell’opera di Parra sfila dunque un’umanità sbilenca, spesso senza storia e senza memoria, una moltitudine di figure antieroiche che fanno dei bisogni primari e di un’esistenza ordinaria, triviale, la propria bandiera; e tra costoro si inserisce anche lo stesso autore. Un antipoeta alla corte della poesia.

 
Padre nostro che sei dove sei
Circondato da angeli sleali
Sinceramente: non soffrire più per noi
Devi renderti conto
Che una divinità non è infallibile
E che noi perdoniamo tutto quanto

 
(Da “Padre nostro”)
 
 

Parra infatti divide la scena poetica della seconda metà degli anni Novanta con Mistral e Neruda, poeti laureati e contraddistinti da un forte impegno civile. L’antipoesia ara un terreno inesplorato che mette al microscopio le questioni “plebee”, così definite dall’autore stesso, e si distacca dalle correnti poetiche che si affermano in quegli anni.

 

1- Nell’antipoesia si cerca la poesia, non l’eloquenza.
2- le antipoesie devono leggersi nello stesso ordine con cui sono state scritte.
3- dobbiamo leggere con lo stesso piacere sia le poesie che le antipoesie
4- la poesia passa- l’antipoesia pure
5-il poeta parla a tutti noi senza fare alcuna differenza
6- La nostra curiosità ci impedisce molte volte di godere pienamente dell’antipoesia per cercare di capire e discutere quello che non si deve
7- se vuoi trarre profitto, leggi in buona fede e non sentirti mai appagato dal nome del letterato.
8- Domanda con buona volontà e ascolta senza replicare la parola dei poeti: non disprezzare le massime dei vecchi poiché non le proferiscono a caso
9- Saluti a tutti.

 
(Da “Appunti sulla lezione dell’antipoesia”)
 
 

La nostra cultura è in debito con Parra per il suo sperimentalismo arguto, caratterizzato da un’ironia tagliente e dalla capacità di innovare, restando però sempre il poeta fedele a se stesso.

 
 

 
 

Parra ci lascia un lume da tenere acceso nelle tenebre della banalità e dell’ipocrisia. Una miccia nell’aridità della finitezza verbale, una nuvola bianca nell’intemperie di un cielo di probabilità grigie. Quando si perderà la speranza di un sistema eco-ordinato contrapposto a quello odierno ego-ordinato, l’ultimo spegnerà la luce.

 

Chiara Evangelista