L’ode-canzonetta (esercizio)

 

La canzone è una delle forme più ricche e piene di varianti della nostra prosodia.

Questa volta affronteremo una particolare variante della canzone, ovvero l’ode-canzonetta.

Di ispirazione classica, nata come imitazione delle poesie di Anacreonte (da cui anche la nomenclatura anacreontica, soprattutto nelle forme del Chiabrera), non segue lo schema tradizionale della canzone.

L’ode-canzonetta è una forma libera, costruita con innumerevoli schemi rimici e metrici.

Gli schemi più ricorrenti delle strofe che compongono questa forma sono:

 

  • ottonari e quaternari, AaBAaB (o ABsABsCt, dove i versi in ssono sdruccioli e quelli in tsono tronchi);
  • senari, aabccb o ababcd;
  • settenari e quinari, aaBccB;
  • settenari, ABABBCt;
  • settenari, ABsABs(detta elegiaca o saviolana, dall’inventore, Savioli);
  • ottonari, ABBCtBBCt;
  • decasillabi, ABBCtABCt ;
  • quinari, ABCBACDEt.

 

La forma che tratteremo in questa traccia, nello specifico, sarà una particolare variante dell’ode-canzonetta, che tutti voi conoscono (anche se forse non lo sanno): quella con strofe di settenari XsAXsAXsBt  XsCXsCXsBt  XsDXsDXsEt  XsFXsFXsEt  ecc., dove i versi X non rimano, quelli con la s sono sdruccioli, e quelli con la t sono tronchi.

 

Notate come l’ultimo verso tronco di ogni strofa rima con quello tronco di quella successiva, e via dicendo.

Riporterò alcune strofe dell’esempio più famoso di questa forma sotto la traccia.

 

Traccia:

 

TEMA = libero.

 

SCHEMA = ode-canzonetta (anacreontica) di settenari con schema XsAXsAXsBt  XsCXsCXsBt  XsDXsDXsEt  XsFXsFXsEt , ecc., dove i versi X non rimano, quelli con la s sono sdruccioli, e quelli con la t sono tronchi. Minimo quattro strofe, massimo diciotto.

 
 
Esempio:
 
Ei fu. Siccome immobile,
Dato il mortal sospiro,
Stette la spoglia immemore
Orba di tanto spiro,
Così percossa, attonita
La terra al nunzio sta,
 
Muta pensando all’ultima
Ora dell’uom fatale;
Né sa quando una simile
Orma di piè mortale
La sua cruenta polvere
A calpestar verrà.
 
Lui folgorante in solio
Vide il mio genio e tacque;
Quando, con vece assidua,
Cadde, risorse e giacque,
Di mille voci al sonito
Mista la sua non ha:
 
Vergin di servo encomio
E di codardo oltraggio,
Sorge or commosso al subito
Sparir di tanto raggio:
E scioglie all’urna un cantico
Che forse non morrà.
 

Mario Famularo