L’intuffarsi del mare – Rosanna Cracco

Fin dalle prime poesie di questa sua nuova raccolta di liriche, Rosi Cracco ci parla di amore e di bellezza che scaturiscono dal mare, lasciandosi guidare da Venere uscita ignuda dalle onde per invitare la poetessa a navigare con lei. E lei, Rosi, la segue imparando i segreti delle onde: "percorrendo il mare e aprendo le ginocchia". Cosi, nuotando o navigando, la poetessa finisce per confessare (nella poesia "Terramare"): "Sono una donna di terra divenuta mare". Da questa sua trasformazione scaturisce una lunga collana di versi-perle immersi nel mare, uscite dalle sue conchiglie, profumati dai suoi aromi, affondati nei suoi misteri. Versi stupefatti e stupefacenti nello stupore suscitato dall’abbraccio azzurro, dall’odore delle acque marine. Il mare è sempre diverso e la poesia che lo insegue passa dalla meraviglia alla vertigine nello scoprire, per sempre, la nostra "vita che fugge come fugge l'onda". E c’è il coraggio di esistere in un mondo che ci calamita verso l'ignoto, "che tenta e insieme sgomenta". La nuova poesia di Rosi Cracco è giuoco ed avventura di "un dialogo che trascina / in congiunzione di terra e mare", è la ricerca di una vita diversa che suscita - in chi sta sul mare o accanto al mare - desideri, sogni, speranze; che rivela nuovi colori e significati della vita, mondi nuovi fertilizzati sempre, come l’attuale, dal polline del mare. Quel mare che, sovente, subisce sbigottito la violenza di questo nostro mondo. Ritrovo nella sua poesia anche attimi di vita vissuta insieme a Caorle, i percorsi profumati dalla famosa lavanda in un incontro di poeti di varie lingue, venuti dalle due sponde dell'Adriatico, da oltr’Alpe e dai paesi danubiani in un mese di maggio ormai lontano.

dalla prefazione di Giacomo Scotti

 
 

Il mistero
 
Prende voce
il mistero dell’altrove
quando nuoto verso il fondo
Il profilo del buio
seduce
con parvenze di quiete
e il dialogo dell’io cogli abissi
sembra velare l’inquietudine
sul profilare dei pesci
che sguscia
l’antica origine
 
Ma poi il buio sospeso
nell’ambiguità di scialli oscuri
e liquidi seminali
agita il mistero che scuote
ora cruento ora sublime
Ed ogni voce si tace
 
 
 
 
Terramare
 
Sono donna di terra divenuta mare
mai gli occhi vuoti
nell’acqua delle sorgenti il cielo
E calo zitta nella culla
che oscilla il mare
l’opera taciturna della pace
 
Ma ancora resta in agguato la verità
nel muoversi dei pensieri
sulla sabbia del fondo
E lo stupore ancora mi scolora
nel trascinare di correnti
tra sgusci liquidi e sconosciuti