Le assonanze (esercizio)

A settimane alterne, la rubrica proporrà un “esercizio”, e in particolare: dopo avere affrontato in modo sintetico un argomento di metrica, forma, eufonia od espressione, si proporrà una traccia con un esempio svolto. Non badate al contenuto degli esempi: cercate piuttosto di riscontrarvi i fenomeni trattati e di comprenderne i meccanismi.

Cominceremo con un esercizio sull’eufonia. Cos’è l’eufonia?

Il suono sottostante ad ogni singola sillaba (ma in generale, ad ogni singolo fonema) è come una nota musicale di uno strumento, che, nell’insieme, converge a comporre una sinfonia, dove ogni elemento deve essere in accordo e armonia: questo principio è alla base dell’eufonia del verso.

Naturalmente l’eufonia è una componente del linguaggio poetico, e non dovrà essere preponderante al punto di distrarre dal contenuto e dagli altri elementi del dettato, o avremo artifici dal gusto barocco.

Questa categoria di esercizi serve anche a chi intende scrivere in versi liberi, o “liberati” dal metro tradizionale, per dare musicalità ed armonia al testo.

Il primo di essi tratterà dell’assonanza.

L’assonanza (da assonare, nel senso di “avere suono simile”) è un fenomeno che consiste nella parziale identità di suoni di due o più versi.

Avremo, per la precisione:

    Assonanza semplice, quando coincidono soltanto le vocali (diffidi:udivi; ragioni:coliri);

    Assonanza della sola tonica, quando coincide solo la vocale accentata (pietà:demandàva; pùma:lùne);

    Assonanza atona, quando coincide la vocale non accentata (limo:toro) o la sillaba non accentata (mare:sere);

    Assonanza consonantica (o consonanza tonica), quando coincidono le consonanti (partire:splendore; colle:elle; canto:venti).

 

TRACCIA:

TEMA = i mezzi pubblici.
STROFE = minimo una strofa, massimo quattro strofe, tetrastiche (di quattro versi).
METRO = a piacere.
REQUISITI = assonanza semplice di almeno due vocali, almeno due volte per strofa. Consonanza tonica di almeno una consonante, almeno due volte per strofa. Opzionale: assonanza di una sillaba, tonica o atona, almeno una volta per strofa.

 

Esempio:

 
È tanta l’attesa, ma quanta? Mi pesa,
sottesa alla spesa che ho preso, che pesa,
la presa s’è arresa, la poso (la spesa),
attendo il momento che arrivi la metro.
 
La vedo? Non pare, ma pure lo schermo
ripete: “scendete, salite, restate
lontani, ordinati, dalla linea gialla”.
Che pall… aspettate, mi sembra di udire
 
il sordo rumore del grosso motore:
la vedo, sì, credo, lontana che arriva
e dico già evviva, vicino al gradino
che lì m’avvicina, da quella banchina;
 
ed ecco che salgo, m’accalco nel folle
bordello di folla, fardello che incolla
quei corpi sudati, ma infine approdati:
fanculo l’attesa, ho scordato la spesa.
 
 

Mario Famularo