La creta indocile – Ivano Mugnaini

La creta indocile, Ivano Mugnaini (Oèdipus edizioni 2018, prefazione di Elio Pecora, nota di lettura di Ivan Fedeli)

Ivano Mugnaini, narratore e poeta, attento critico letterario, dopo aver dato alle stampe alcuni romanzi, torna a pubblicare poesie con la raccolta La creta indocile.

Libro solido, ben strutturato, fin dalle prime pagine s’avverte chiaro lo studio e la ricerca accurata della parola, la cura nel dire frutto di grandi attenzioni e pratica e un sotteso silenzio che, strumento impagabile, ha lavorato per formare il verso. Libro di dicotomie fra ragione reale e sentimento inespresso e anche inappagato, di ricerca quieta di possibili conforti e argini.

Le parole non basteranno,/ un giorno a compensare/ il rumore,il silenzio./ L’assenza di te squarcerà/ l’inganno./Sarà libero/ il pensiero di oscillare/ sulla corda di canapa,/ senza sognare/ la dignità di una croce…” (L’assenza, pg.9).

Ecco il voluto, sperato, desiderato, ma non ottenuto, la delusione che non scivola nello sconforto o abbandono e neppure, cosa troppo sfruttata, nella malinconica nostalgia.

Invece metafore forti sono le travi dell’ossatura, oggetti, pensieri nitidi e particolari di un paesaggio che risiede ormai stabile nella trama dell’esistenza. Che sono la mano salvifica di un vivere asciutto e libero da illusioni. “C’è, nelle cose,/ in questo niente che si eterna,/ uno sbocco, una via di fuga, un inizio senza fine…”(L’età più oscura, pg,26).

Le cose capisaldi di eternità, che rimangono pregne dei prima e rimarranno, immutabili ed eterne nel dopo. E divengono con l’apporto della poesia, il mezzo di trasfigurazione, l’interpretazione continua per un esistere quotidiano, loro, le cose, che eterne sono. Trasfigurazione che con l’arte soddisfa il bisogno di risposte, di quelle omissioni, che il tempo e il vivere hanno creato e avvolto l’uomo.

Vede bene Elio Pecora nella sua prefazione che parla del “vizio comico del vivere”, e aggiungo quell’ansia, frenetica all’inizio, poi via via più quieta dei personaggi beckettiani di Godot. Non attesa che porta all’afflizione ma pura consapevolezza nel registrare le cose e i fatti, come a dire: è successo così e io ci sono dentro.

Anche la figura della persona amata, se in certi punti si tocca, presente e vera, in altri è un passaggio, un momento di quiete che addolcisce e lenisce, e forte è il desiderio, l’attesa del suo arrivo, ma in questo caso realizzato. “…C’è musica se ci sei tu. Vorrei dirti/ che c’è aria anche in tua assenza,/ nell’eco del ricordo o nel respiro/d ell’attesa. Ma non sono abbastanza/ romantico, non sono abbastanza poeta./…” (Il resto è silenzio, pg.66).

Poesia di grandi boccate d’aria che tocca minime cose trattenute, costrette, e poi s’alza verso ampi spazi aperti.

Sopra tutto una scrittura nitida e puntuale, un uso lessicale/poetico che non indugia né traballa, ma anzi detta precise misure ritmiche che sono alla base della robusta poesia e che fa in modo che sovvengano al lettore echi di non-tempo e non-luogo, ancoraggi di un profondo comune esistere.

Un mondo che, con il verso, si plasma per adattarlo come buon vestito della domenica ad un vivere inesatto, confuso, sintomo e sinonimo di questi anni che indecisi scappano di fretta.

“…Ciò che fa di me/ un uomo è l’avere imparato /l’arte di plasmare/ con dita goffe e tenaci/ la creta dell’esistere.” (La creta indocile, pg.11).

Chiara diviene addentrandoci nella lettura una “forma” poetica, un dire artistico che come tale è frutto di lunga esperienza e di studio, e anche di una costituzione genetica che porta Mugnaini ad avere degli strumenti adatti a trasfigurare il luogo, il fatto, l’oggetto, per riproporlo a nuova lettura e rappresentazione. Parametri e strutture che sono la base necessaria alla poesia, come all’arte in generale, per essere tale. Trasfigurare per evocare, rivedere accadimenti filtrati da strumento e sensazione, intuizione e parola.

“La creta indocile” è un libro tenace, non si manifesta subito, va letto, poi lasciato e riletto ancora, e questo è il segno della vera poesia.

Fulvio Segato

 
 

Ivano Mugnaini, poeta, narratore e traduttore. Ha pubblicato in poesia: “Controtempo”, “Inadeguato all’eterno” e “Il tempo salvato”. Le raccolte di racconti “La casa gialla” e “L’algebra della vita”. I romanzi “Il miele dei servi” e “Limbo minore”.

Cura il blog letterario “Dedalus”.