Herman Melville

Herman Melville
 
 

Poesie di guerra e di mare raccoglie le più belle armonie di due raccolte di Herman Melville, scritte nei trent’anni tra Moby Dick e Benito Cereno e Billy Bud, dopo il fallimento del capolavoro e i due gioiellini finali. Herman Melville in questo periodo ha scritto poesie (e veniva pagato per esporle al pubblico). Il libro, edito nel 1984, e più volte ristampato, fino a entrare negli Oscar classici Mondadori, è di raro interesse e una rivelazione anche per chi ama Moby Dick, la lotta tra la balena che simboleggia Dio e Achab che naufraga nella sua negazione. La Guerra di Secessione e il mare sono i tormenti di Melville poeta, che scriveva in una metrica perfetta. Introduzione di Antonio Porta, traduzione di Roberto Mussapi, qui nel suo elemento.

Pierangela Rossi

 
 
 
 
Al capitano del Meteor
 
Solo sull’abisso più solo della terra
marinaio che vegli senza tregua
pensoso e leggero superi il Capo delle tempeste
su onde mostruose che s’arricciano
e s’infrangono.
Pensiamo a te, qui, dal margine
quando soffiamo il sidro in bolle schiumeggianti,
 
a te, mentre ci stringiamo in cerchio
a te che radi il vello dell’oceano,
al Meteor che rolla verso casa.
 
 
 
 
 
 
Il falco della nave da guerra
 
Quel falco nero
della nave da guerra
che rotea nella luce
sopra la vela più alta, bianca
della nave nera
come una nuvola annerita dal sole
noi che voliamo basso, schiavi della gravità
abbiamo ali per ascendere alla sua altezza?
 
Nessuna freccia lo può raggiungere, nemmeno
il pensiero accedere alla quiete
suprema nel cerchio del suo regno.
 
 
 
 
 
 
Vecchio consiglio
Del giovane capitano di un vascello
Californiano naufragato
 
Esci dalla Porta d’Oro
doppia con i pennoni Capo Horn
tieni sempre i controvelacci
ma non esaltarti oltre misura, fratello,
si sono svegliati trasalendo:
“Tutti a salvare la nave!”