Hawad

 
Terrore e disastro!
Azawad
sei preso di mira.
E dietro di te,
stampato sulla tua schiena,
sono colpito io.
Popolo Tuareg
dal fiato intossicato,
popolo di rettili ed insetti
con la corazza pietrificata
dalle radiazioni
e uccisioni atomiche.
 
Azawad,
non soltanto sei sepolto vivo
ma la tua sepoltura
è sommersa da una piena
di onde raggi tossici caos.
 
Azawad, tu vuoi gridare,
e allora urla:
eta emou eja egha ed alpha.
Voi, suoni segnali morse
brulichii batteri amebe,
brigate dai sei respiri,
formule dell’origine del fiato,
io vi rovescio sul rovescio dell’eco,
aghrem alpha egha eja emou eta!
Date il vostro respiro
per rattoppare e raddrizzare la schiena.
Presto, coprite eza!
La schiena eza è colpita
nella sua vertebra più alta,
dove un tempo sul campo di battaglia
quando eravamo in piedi
e disprezzavamo la morte,
colpivano i nostri guerrieri
per torcere il collo alla sconfitta.
 
La sconfitta!
Azawad non temere
che ti facciano sputare i polmoni.
È ormai molto tempo,
centodiciannove anni, Azawad,
che i distruttori del tuo paese
ti vogliono morto,
definitivamente morto.
 
Ma ancora eccoti qui,
morto che scalcia,
morto vivente.
E laggiù, lontano,
vorrai anche tu un giorno
alzarti su una vetta,
come i nostri padri mufloni.
 
Non pensare che sotto la ruota
del carro, troverai il nido di una chioccia,
salvezza, oblio, dove celarti
uccello innocente prostrato
che aspetta che la tempesta vada
verso cieli diversi.
 
No! Azawad.
Il caos è quello del tempo
necessario alla distruzione,
ed anche la distruzione del nulla
che ha generato.
Il caos è il tempo necessario
per il caos.
 
 
Tradotto dal tuareg (tamajaght) in francese da Hawad ed Helene Claudot-Hawad
Versione italiana di Vanni Beltrami e Alberto Masala