Guillaume Apollinaire

Guillaume Apollinaire

 
 

Il progetto grafico di theWorldofDOT in copertina all’edizione di Guillaume Apollinaire (1880-1918) in un’edizione dei diVersi del Corriere, è semplicemente geniale. Tutti i caratteri in cui una a si trasforma in suono e disegno ricordano la tastiera di uno strumento, soprattutto i Calligrammi insoffribili a una grafica normale, eppure sono il suo capolavoro. Esordì con una pubblicazione oscena, le poesie vennero dopo. Amico a Parigi di Picasso, Max Jacob, Alfred Jarry, fu accusato nel 1911 del furto della Gioconda, e raccontò per un giornale la sua settimana dietro le sbarre. Sono Le prigioni di Apollinaire raccontate su un giornale. Stupisce che Alberto Savinio che lo frequentò dal 1912 al 1914 lo paragoni ai grandi lirici greci, Saffo, Alceo, Anacreonte. Fu fidanzato da giovane e poi sposato con un’altra quando più maturo. Oddio, parlare di maturità per Apollinaire è un po’ tirato per i capelli. Ma gli anni erano quelli della bohème.

Pierangela Rossi

 
 
 
 
I colchici
 
Il prato è velenoso ma bello in autunno
Le mucche pascolandovi
Lente vi s’avvelenano
Vi fiorisce colore d’occhiaia e di lillà
Il colchico i tuoi occhi sono come quel fiore
Violastri come il livido che li cerchia e l’autunno
E lenta la mia vita per loro s’avvelena
 
Arrivano fracassoni da scuola i ragazzini
Insaccati di panno e suonando l’armonica
Colgono le freddoline che sono come madri
Figlie delle loro figlie e color delle palpebre
Che batti come i fiori batte il vento demente
 
Il mandriano canta dolcissimamente
Mentre per sempre il prato mal fiorito da autunno
Abbandonan muggendo le mucche lentamente
 
 
 
 
 
 
L’addio
 
Ho colto d’erica un rametto
L’autunno è morto non scordarlo
Non ci vedremo mai più in terra
Odor del tempo brullo rametto
E tu ricorda che t’aspetto
 
 
 
 
 
 
Esercizio
 
Verso un villaggio
Se n’andavano tre bombardieri
Verso un villaggio di retrovia
Pieni di polvere da capo a piedi
 
Contemplavano la vasta piana
Chiacchierando del tempo finito
E appena appena si voltavano
Se una granata aveva tossito
 
Tutti e tre del novantasei
Parlavan di ieri non d’avvenire
E così si prolungava l’ascesi
Che li esercitava a morire
 
 
 
 
 
 
La casta Lisa
 
La giornata è stata lunga
È passata finalmente
 
Domani sarà come oggi
È laggiù sulla montagna
La sera cala sul castello incantato
Siamo stanchi stasera
Ma la casa ci aspetta
Con la buona zuppa fumante
E dall’alba domani
La dura fatica
Ci riprenderà con sé
             Ahimè
Brava gente