Emily Dickinson

Emily Dickinson
 
 

Nata ad Amherst (Massachusetts) nel 1830 e qui morta nel 1886, Emily Dickinson è tra i sommi lirici moderni. Il nonno, il padre e il fratello sono avvocati ed Emily si forma nella biblioteca paterna. La prima poesia è del 1850. In vita ha pubblicato sette poesie. È del 1955 la prima edizione critica. Allegato al Corriere della Sera, nel 2012, per la serie “diVersi” uscì un libro che ha il pregio della traduzione di Margherita Guidacci. I versi brevi, folgoranti, sono ben resi. La natura e i pensieri sulla morte, la Bibbia e l’amore irrealizzabile, fecero compagnia a questa donna straordinaria, che scelse la solitudine in famiglia. Si descrisse così: “Sono piccola come lo scricciolo, ho i capelli arditi come il riccio della castagna – e gli occhi hanno il colore dello sherry che l’ospite lascia in fondo al bicchiere”. Amava Keats, Ruskin, la Bibbia. Alla morte, la sorella Lavinia trova 1.775 poesie riposte nello scrittoio e in una cassetta, in fascicoli cuciti a mano.

Pierangela Rossi

 
 
 
 
Sono più miti le mattine,
e più scure diventano le noci,
le bacche hanno un viso più rotondo,
la rosa non è più nella città.
 
L’acero indossa una sciarpa più gaia,
e la campagna una gonna scarlatta.
Ed anch’io, per non essere antiquata,
mi metterò un gioiello.
 
1858
 
 
 
 
 
 
Tutto ciò che oggi posso recare
è questo, ed inoltre il cuore,
questo, il mio cuore, e tutti i campi,
e tutti i vasti prati.
Se per caso scordassi, riconta –
qualcuno può dire la somma!
Questo, e il mio cuore, e tutte le api
che in mezzo al trifoglio dimorano.
 
1858
 
 
 
 
 
 
Per un istante d’estasi
noi paghiamo in angoscia
una misura esatta e trepidante
proporzionata all’estasi.
 
Per un’ora diletta
compensi amari di anni,
centesimi strappati con dolore,
scrigni pieni di lacrime.
 
1859
 
 
 
 
 
 
L’erba ha poco da fare _
sfera  d’umile verde
per allevar farfalle
e trastullare api.
 
Muoversi tutto il giorno
a melodie di brezza,
tenere in grembo il sole
e inchinarsi a tutto.
 
Infilare rugiada
la notte come perle
e farsi così belle
da offuscare duchesse.
 
Quando muore, svanire
in odori divini
come dormenti spezie
e amuleti di pino.
 
Ed abitando nei granai sovrani
i suoi giorni trascorrere nel sogno.
Poco da fare ha l’erba
ed  io vorrei esser fieno!
 
 
 
 
 
La Bellezza non ha causa:
esiste.
Inseguila e sparisce.
Non inseguirla e appare.
 
Sai afferrare le crespe
del prato quando il vento
vi avvolge le sue dita?
Iddio provvederà
perché  non ti riesca.
 
1862