Due punti – Wislawa Szymborska


Due punti, Wislawa Szymborska (Adelphi 2006).

Nelle poesie sapeva esprimere lo storico e il metafisico con l’ironia e l’amarezza, perché comunque siamo un destino e siamo tutti contemporanei al nostro tempo. Delle sue poesie dopo il premio Nobel nel 1996 (per lei, timida, un incubo), in Polonia si tiravano anche 500.000 copie, seppure Wislawa diceva che la poesia piace a due persone su mille. Una di queste è Woody Allen, che con il viatico della sua Vestiario attraversa la durezza delle sue notti.

Fumatrice convinta ha detto che capolavori come la Montagna incantata senza sigarette non sarebbero mai stati scritti. Quando è diventata pubblica la sua passione per il kitsch è stata sommersa di orribili oggetti da ogni parte del mondo.

Chi l’ha scoperta è stato il grande Milosz. Per la Szymborska è facile nelle poesie di tutti parlare di morte perché genera tenerezza (ci ha riflettuto dagli 8 anni in poi) e di amore, perché tocca tutti. Di solito nelle interviste di rito a un certo punto si stancava e cominciava a intervistare l’intervistatore. L’uso del verso libero nel suo caso non inganni, ogni sua lunga poesia è una visione d’insieme, in cui nessun dettaglio è tirato via. Si è scritto che usava la litote (negazione del contrario, attenuazione, eufemismo, enfasi: a piacere). Per dare un parere su poesie ci metteva anche un anno. Non è mai andata di fretta.

Un librino, l’ultimo, con lo spettro di Atropo in dialogo, Due punti (Adelphi), ha avuto una calda accoglienza. Sono poesie una più bella dell’altra, con una densa nota di Pietro Marchesani, traduttore.

Meravigliosa, non c’è altra parola, è La cortesia dei non vedenti: Il poeta legge le poesie ai non vedenti. / Non pensava fosse così difficile. / Gli trema la voce. / Gli tremano le mani // Sente che ogni frase / è qui messa alla prova dell’oscurità. / Dovrà cavarsela da sola, / senza luci e colori. E infine: Ma grande è la cortesia dei non vedenti, / grande la comprensione e generosità. / Ascoltano, sorridono e applaudono. // Uno di loro persino si avvicina / con il libro aperto alla rovescia, / chiedendo un’autografo che non vedrà.

Questo librino (prima edizione italiana 2006, a cui molte altre sono seguite) ha lo spessore dei trattati medievistici di teologia e retorica, così come li avrebbe scritti Wislawa: In effetti ogni poesia / potrebbe intitolarsi “Attimo”. E poi: basta che a portata di sguardo (….)// …nero su bianco, / o almeno per supposizione / per una ragione importante o futile, / vengano messi punti interrogativi, / e in risposta – / i due punti:. Dove si vede la profondità in superficie nella poesia eponima.

E per finire vorrei almeno accennare a Moralità boschiva dove Wislawa si diverte nelle assonanze, nelle rime, nelle rime interne, nei continui addensamenti di significante: dice infatti: Qui tutto è in rima / come l’indovinello per un bambino. / Tra il fusto e l’arbusto / è quasi un terzo vicino.

Insomma un libro solidale con il lettore, tutto da gustare, leggere e rileggere, perché ha in sé scrigni preziosi. Per la sensibilità, per il rigore, per il respiro d’alta montagna.

 
 

Pierangela Rossi