Cesare Pavese


 
Due
 
Uomo e donna si guardano supini nel letto:
i due corpi si stendono grandi e spossati.
L’uomo è immobile, solo la donna respira più a lungo
e ne palpita il molle costato. Le gambe distese
sono scarne e nodose, nell’uomo. Il bisbiglio
della strada coperta di sole è alle imposte.
 
L’aria pesa impalpabile nella grande penombra
e raggela le gocce di vivo sudore
sulle labbra. Gli sguardi delle teste accostate
sono uguali ma più non ritrovano i corpi
come prima abbracciati. Si sfiorano appena.
 
Muove un poco le labbra la donna, che tace.
Il respiro che gonfia il costato si ferma
a uno sguardo più lungo dell’uomo. E la donna
volge il viso accostandogli la bocca alla bocca.
Ma lo sguardo dell’uomo non muta nell’ombra.
 
Gravi e immobili pesano gli occhi negli occhi
al tepore dell’alito che ravviva il sudore
desolati. La donna non muove il suo corpo
molle e vivo. La bocca dell’uomo s’accosta.
Ma l’immobile sguardo non muta nell’ombra.