Angina d’amour – Giulio Maffii


Angina d’amour - Giulio Maffii

Angina d’amour, Giulio Maffii (Arcipelago Itaca 2018).

Libro denso e stratificato Angina d’amour di Giulio Maffii (Arcipelago Itaca, 2018), raccolta dal titolo intrigante che rimanda all’angina coitale, dolore toracico pre-infartuale che si verifica durante i minuti successivi al rapporto sessuale. Maffii ci suggerisce già prima di entrare nel percorso poetico che amore e dolore sono elementi indissolubili, che la morte è in costante agguato. Eppure non c’è pietismo nelle parole del poeta toscano, piuttosto si avverte un senso di ineluttabilità, uno scorrere inesorabile del tempo, una fissità delle cose. I versi d’amore non straripano mai, le parole sono esatte – sapessi che lame sono queste poesie – il poeta scava, porta alla luce scarti, residui, frammenti: il libro è colmo di oggetti, cose che riappaiono / in altre stanze in altri occhi, unici superstiti eppure portatori di memoria.

 
– gli oggetti commemorano e parlano
con la voce di chi non c’è –
Ci salutano e scambiano
un respiro reciproco

 
 

La sezione di apertura, Venti angine d’amore, colpisce per le immagini vivide tracciate da Maffii che descrive minuziosamente tutta quella stortura / che gira attorno al cuore; qui emergono anche i temi che verranno approfonditi più avanti: il tempo, il lutto e il dolore, la memoria e l’incapacità della parola di dire in modo esatto, di rappresentare la realtà.

 
Mi estinguo mi esequio
mi intrappolo nel senso
mi speso mi arringo
dubito del verso
Arranca il marmo stanco
il tuo petto bianco dice
che la parola meretrice
torna sempre al fianco.

 
 

Nella sezione Il fallimento del lutto, forse la più cupa del libro, l’autore si interroga sul senso della negazione, della dimenticanza, in un sistema in cui il lutto è facile, in cui l’atteggiamento prevalente è la sostituzione, la rimozione del dolore, della morte. Il corpo capitalista sutura da sé la ferita, consapevole che l’alternativa oscilla tra dimenticare ed essere dimenticato, è un corpo anestetizzato, cosa tra le cose.

 
Dovrei accompagnare questa perdita
e capire la necessità del tempo
chiedere un supplemento di tempo
almeno un minuto di recupero
Manca tutto dentro un lutto rapido
sassi contorni e briciole votive
Perdo anche il pudore del dolore
in questo vuoto negato
in questo cuore impagliato

 
 

Angina d’amour è un libro vitale, si avverte una tensione continua, una spinta: c’è ancora tempo per trapassare il mondo, non c’è posto per il gelo, è necessario tornare nudi, vicini al senso primigenio delle cose perché quello che avanza è una vita troppo breve e ognuno porta dentro il proprio nemico, il proprio assassino con cui confrontarsi quotidianamente.

Michele Paoletti

 
 
 
 
Abbiamo perso ancora
perso quaderni lettere
che non si scrivono più
bicchieri con impronte digitali
di chi è uscito dagli schedari
Abbiamo perso ancora
– vuoi dire tempo? nomi? corpi?-
Ma sempre stretta è la tristezza
nello sguardo di un cane
che fa la statua sulle scale
Mi piaci ora che taci
niente più mi tocca
del suono del tuo bacio
dentro la tua bocca
 
 
 
 
 
 
Hai pensato a come sarai da vecchio
una tomaia consunta e aperta ai venti
Ti è costato più il peccato o il sacrificio?
il misticismo delle rughe e le differenze
L’alternanza del tragico e sublime
un congiuntivo soffiato di sfuggita
e se tu fossi o sei
alito di morto o appoggio tonale
in questa misura smisurata
– quindi né grande né piccola –
una pietra focaia
 
 
 
 
 
 
Siamo stati qualche volta felici
ed anche questo è umano
 
Le case violate non sono più case
ci resta dentro odore di nuovo
 
Il nostro corpo è fatto d’acqua
evapora sempre al primo dolore
 
 
 
 
 
 
Ci piace negare
si vorrebbe dimenticare
ma tutto è già accaduto
il peso dell’evento
galleggia tra le squame
Ci sentiamo persi e osceni
senza riempire il vuoto
– facciamo esperienza dell’assenza –
Una perdita porta a porta
non le persone ma le cose
se ne vanno
si cancellano
É un tempo di lutto facile
è tempo di sostituzioni