Alessandro Canzian (Italia) – ita/espa


 

foto di Dino Ignani

 
 
La ragazza di nome Olga
è una ragazza che non conosco
né me ne sono mai innamorato.
Ma se me la immagino la penso
con la pelle bianca come i capelli
di mio padre, e il seno grosso
– ma la memoria non fa vedere –
e con l’utero profondo
come il buio dentro un uomo.
 
 
 
 

Carlo so ha fatto un viaggio.
A Londra, o a Parigi, so
ha fotografato salumi e donne
abbracciate alle vetrine
perché gli uomini amano l’effimero,
ciò che esiste e poi scompare.
Non siamo fatti per restare.
 
 
 
 

Spesso mi chiedo se Anna
abbia mai avuto un uomo.
Uno di quelli che ti porta
i fiori e la mattina ti telefona
per sapere come stai. Oppure
per farti piangere, un poco.
Glielo chiedo anche. Per Anna
gli uomini sono solo carcasse. 

 
 
 
 

È bizzarra questa Giulia che
guardo ma non conosco, non
incontro, cammina in fretta
ma non la vedo. Le calze nere,
i tacchi appena un poco alti e
i capelli arricciati come polvere
da mettersi alle spalle.
Giulia oggi è un melograno.

 
 
 
 

Alberto non parla mai di
Monica, la donna che ha avuto
per tanti anni in moglie. Due
figli e ventincinque stagioni
a dormire assieme, quasi
non lo capisco, gli stessi odori
e gli stessi vestiti da lavare
nella stessa lavatrice.
Poi un cancro, a pulire tutto.

 
 
 
 

Alina è la ragazza che pulisce
le scale ogni giovedì mattina.
E strizza lo straccio con dovizia
e lascia cadere l’acqua a terra
dicendo attento è bagnato.
Sappiamo entrambi che
è sempre bagnato da qualche parte
e non si può tornare indietro.

 
 
 
 

Aldo ha salutato sorridendo
e tendendo la mano appena chiusa
solo alla ragazza delle scale.
Lei però gli ha risposto
male per istinto od esperienza
mostrando gli occhi gialli e sporchi
o anche solo perché il mondo
è uno, uno e solo, e sempre uguale.
E si è voltata dall’altra parte.

 
 
 
 
 
 

La muchacha de nombre Olga
es una muchacha que no conozco
ni siquiera nunca me enamoré de ella.
Pero si me la imagino la pienso
con la piel blanca como los cabellos
de mí padre, y el seno grande
-pero la memoria no permite ver-
y con el útero profundo
como la oscuridad dentro de un hombre.
 
 
 
 
Sé que Carlo hizo un viaje.
A Londres, o a Paris, sé que
fotografió embutidos y mujeres
abrazadas a las vitrinas
porque los hombres aman lo efímero
lo que existe y luego desaparece.
No estamos hechos para perdurar.
 
 
 
 

Seguido me pregunto si Anna
haya tenido nunca un hombre.
Uno de los que te lleva
las flores y por la mañana te llama
para saber cómo estás. O
para hacerte llorar, un poco.
También se lo pregunto. Para Anna
los hombres son solo carcamales.
 
 
 
 
Es bizarra esta Giulia que
miro pero no conozco, no
encuentro, camina rápida
pero no la veo. La medias negras,
los tacones apenas un poco altos y
los cabellos ensortijados como polvo
que dejarse detrás de los hombros.
Giulia hoy es una granada.

 
 
 
 

Alberto nunca habla de
Monica, la mujer que ha tenido
por tantos años como esposa. Dos
hijos y veinte cinco estaciones
durmiendo juntos, casi
no lo entiendo, los mismos olores
y los mismos vestidos que lavar
en la misma lavadora.
Luego un cáncer, a limpiar todo.

 
 
 
 

Alina es la muchacha que limpia
las escaleras cada jueves en la mañana.
Y estruja el trapo con abundancia
y deja caer el agua en la tierra
diciendo cuidado está mojado.
Ambos sabemos que
siempre está mojado en alguna parte
y no se puede regresar.
 
 
 
 
Aldo saludó sonriente
y tendiendo la mano apenas cerrada
solo a la muchacha de la escaleras.
Ella sin embargo le contestó
feo por instinto o experiencia
mostrando los ojos amarillos y sucios
o también solo porque el mundo
es uno, uno y solo, y siempre igual.
Y se volteó a otro lado.
 
 
Traduzione di Antonio Nazzaro