Alessandro Agostinelli


 

Alessandro Canzian intervista Alessandro Agostinelli, Ets Edizioni.

 
 

L’Editoria di Poesia sta vivendo un momento particolarmente felice a fronte di un interesse sempre maggiore per la parola poetica. Da anni articoli e blog parlano di una rinascita della poesia anche se, spesso, questo entusiasmo non corrisponde alle vendite. La vostra Casa Editrice, per quanto riguarda la poesia, come procede all’interno di queste due direttive (interesse/vendite)?

Quando parliamo di letteratura ci si riferisce a una nicchia del contemporaneo; parlando di poesia si fa riferimento a una piccolissima nicchia di una nicchia. Siamo quindi in un universo microcellulare. Niente di diverso da ciò che accadeva qualche secolo fa. La vera differenza è che qualche secolo fa la poesia era ciò che è oggi la televisione: erano pochi a scrivere e molti a leggere o ascoltare. Oggi la poesia è un mercato, dove tutti scrivono, dove tutti parlano e dove anche i migliori si confondono nel vocio generale. Parlare di rinascita della poesia mi pare quantomeno ingenuo, se non pericoloso. Facile credere che i blog, il web, le pagine personali di molti sedicenti poeti siano la prova della vitalità della poesia. Non è così. Molti poeti (o sedicenti tali) scrivono male, la lingua italiana dei loro post su facebook è peggiore di quella di un idraulico degli anni Settanta che leggeva soltanto il giornaletto Intrepido.

Per quanto mi riguarda le Edizioni ETS mi hanno affidato la collana poesia nel 2000. Nei primi 15 anni ho fatto pubblicare un titolo all’anno e ho scelto in maniera certosina chi poteva stare in collana e chi no. Ho detto decine di no a fronte di un sì. Sono orgoglioso di quelle scelte. Abbiamo fatto esordire Smedile e Pagnoncelli, ma abbiamo scommesso ancora su Carifi e Kemeny. Abbiamo fatto conoscere al pubblico italiano Hamill, Oppen, Tolentino Mendonca, Fernan Vello.

Dal 2017 abbiamo dato il via a una nuova serie. Abbiamo fatto il grande italoamericano Jude Luciano Mezzetta, e poi alcuni bravi poeti come Fabrizio Parrini, Barbara Idda e Vivetta Valacca. Presto faremo i canti di viaggio di Stevenson. Insomma cerco di avere più proposte per stare più frequentemente in libreria. ETS è ben distribuita da Messaggerie.

 

Spesso si dice che il costo utile a far vendere un libro è più alto del prezzo del libro stesso. Vi ritrovate in questo adagio? Quanto incidono le presentazioni sul vostro fatturato tenendo conto del rapporto costo/guadagno?

Io sono uno scrittore e poeta che dirige una collana di poesia, quindi conosco i meccanismi letterari, ma non sono totalmente dentro a quelli editoriali. Comunque, oggi i costi di stampa sono ridottissimi rispetto al passato: la tecnologia ha aiutato molto gli editori. Infatti, il problema non è fare il libro, il problema è venderlo in un mercato saturo di proposte.

Riguardo alle presentazioni per funzionare devono rispondere al mio modello ATT, cioè le tre caratteristiche che ritengo indispensabili: Autore-Territorio-Testimonial.

L’Autore dovrebbe avere motivazioni forti nel voler pubblicare un testo, che derivano da una consapevolezza poetica e da una conoscenza della storia letteraria, oltre a saper parlare in pubblico senza ripetere banali luoghi comuni.

Il Territorio è un pezzo della vendita, cioè l’autore dovrebbe essere conosciuto sul territorio dove si presenta il libro o almeno sapere a chi parla, perché ogni città e ogni libreria hanno le proprie peculiarità: conoscere le librerie e saperle scegliere bene è la fonte di primo successo per una presentazione che funziona e in cui si vendono i libri.

Il Testimonial è chi presenta il libro insieme all’autore e deve essere credibile e conosciuto nel luogo in cui si fa la presentazione, oltre ad avere la capacità di intrigare il pubblico e spingerlo all’acquisto del libro: il testimonial non dovrebbe essere un critico o svolgere una presentazione come fosse una lezione accademica, ma invogliare chi partecipa a leggere quel libro.

 

Negli ultimi anni, anche nella piccola editoria, è emersa l’esigenza di capire cosa fa l’Editore. Di comprenderne cioè l’identità. Qual è la vostra identità specifica? Cosa sanno di trovare i vostri lettori nei vostri libri?

Io sono il curatore della collana di poesia Serie Rossa di Edizioni ETS. Questa nuova serie è il seguito della precedente, tanto che abbiamo mantenuto in questa serie il catalogo della precedente serie, come a dire che la collana poesia di ETS è sempre la stessa. Ma mentre la prima era più intransigente questa seconda è più aperta. E qui entra il mio lavoro, che prima era semplicemente di scelta del meglio, mentre oggi è anche di aiuto con l’editing a cercare nuove voci della poesia nazionale, pur mantenendo un’attenzione alle voci poetiche autorevoli anche internazionali.

I nostri lettori sono una piccolissima élite che cerca la poesia. Non cedo alle lusinghe dei guadagni facendo proliferare titoli e giocando su chi desidera fare un libro a prescindere dalla sua consapevolezza poetica.

 

Qual è il dato innovativo della vostra attività editoriale?

Direi il rapporto con gli autori. Se prima come ho detto sceglievo il meglio e basta (fare un titolo all’anno equivale a prendere i migliori se fai bene il tuo mestiere), oggi mi metto in gioco maggiormente e chiamo gli autori che scelgo a un confronto serrato sul loro lavoro. Credo di fare un lavoro necessario: migliorare la scrittura poetica.

 

Editing si o editing no in poesia?

In questa nuova avventura della Serie Rossa di Edizioni ETS ho deciso di lavorare con maggiore continuità nelle scelte. C’è da parte mia più apertura agli italiani e maggiore lavoro editoriale: prendo i testi di autori che meritano e li aiuto a riscrivere, litigo con loro, cerco di consigliarli. Compio insomma un editing molto strutturato. I risultati mi pare ci siano.

 

Print on demand, Print on sale o tiratura definita?

Sono questioni che tratta direttamente l’editore e non io che sono soltanto il direttore della collana poesia. Comunque, noi facciamo una bassa tiratura definita iniziale e successivamente si opera “print on demand”.

 

Anni fa una Casa Editrice era fatta dai propri autori. Sempre più spesso oggi si ha l’impressione che siano gli Editori, anche in poesia, a fare gli autori. Voi cosa ne pensate e come vi comportate in questa prospettiva?

Quando hai un sistema letterario fatto di riviste strutturate in rapporto con docenti e università, editori di libri e curatori di collana competenti, pochi scrittori e molti lettori, allora puoi pensare di avere una casa editrice composta dalla fama degli autori. Oggi dobbiamo fare di necessità virtù. La “Poesia Serie Rossa” di Edizioni ETS sceglie nel “caos” delle nuove proposte (oltre a pubblicare capisaldi poetici), quindi in parte siamo noi a “creare” gli autori, in estrema sintesi.

 

L’Italia è un mondo piccolo dove l’azione di un singolo o di un gruppo limitato di persone può provocare effetti sulla collettività per anni. Nell’Editoria di Poesia siamo passati dall’abitudine del contributo autoriale alla paura dello stesso anche grazie all’elenco di Writer’s Dream. Producendo di fatto la nascita di un modello editoriale ancor più dannoso (a parere di chi scrive) dell’editoria cosiddetta a pagamento. Si vedono editori (mi si perdoni l’impossibilità di mettere la e maiuscola in questo caso) pubblicare decine e decine di titoli nella consapevolezza che l’autore si comprerà alcune copie (invece di vendere 100 libri a un autore eap si vendono 10 libri a 10 autori noeap sotto loro stessa richiesta, anche grazie alla stampa digitale). Si vedono contratti che obbligano l’autore a vendere fino a 250 copie a nome dell’editore prima di mettere il libro stesso nel sito. E tutta una serie di contratti rigorosamente noeap accomunati dalla bandiera de l’autore è il miglior promotore di se stesso. Sapendo poi che le vendite di un libro di poesia sono spesso vendite del personaggio, e quasi mai del libro (e anche quando ci sono sono irrisorie, anche a detta della grande Editoria), come interpretate voi la contrapposizione libro di qualità / libro che si vende?

Io dico: pochi autori che contribuiscono pochissimo alla pubblicazione del loro libro. Negli anni precedenti, quando sceglievo un titolo all’anno, l’editore sosteneva da solo tutte le spese e dava la percentuale sulle vendite agli autori. Adesso facendo più titoli e con la crisi dell’editoria non possiamo più sostenere tutte le spese.

 

Una caratteristica positiva e una negativa dell’Editoria di poesia di oggi.

Diciamo che accanto ai grandi editori si sono fatti strada alcuni piccoli editori che lavorano seriamente. Penso alla mia ETS, a Samuele, a Donzelli, a La Vita Felice, per fare alcuni esempi. Questo è buono. Ed è positivo se ci sono curatori, cioè direttori di collana che sanno dove mettere le mani e aiutano gli autori.

 

Un avvertimento agli autori di Poesia, esordienti e non.

Vivere, godere e leggere molto. Scrivere meno, riscrivere tanto.

 
 
Alessandro Agostinelli 1